Via Francigena
45 tappe in territorio Italiano, dal Colle San Bernardo a Roma, per poi continuare fino a Santa Maria di Leuca lungo la Via Francigena del Sud . Attraverso Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, quasi tutta l’Italia a piedi fino allo Stato del Vaticano.
La Via Francigena è molto più di un cammino da compiere a piedi o in bicicletta: attraversando 5 stati, 16 regioni e più di 600 comuni, l'itinerario unisce storia, cultura, arte ma anche popoli e idee. Seguendo le orme dei pellegrini che già prima dell’anno Mille si mettevano in cammino dal nord dell’Europa verso la Città Eterna, la Via Francigena è un percorso sicuro, facile, privo di difficoltà tecniche, accuratamente studiato per essere percorso da tutti e a tutte le età.
La Via parte da Canterbury nel Regno Unito e attraversa il Kent, le regioni Haute-de-France, Grand Est e Bourgogne-Franche-Comté in Francia, i Cantoni Vaud e Vallese in Svizzera e le Regioni italiane della Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, oltre allo Stato del Vaticano. 3.200 km da Canterbury a Santa Maria di Leuca, attraversando Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia e Vaticano: dal 1994 Itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
STORIA
Nell’Alto Medioevo, attorno al VII secolo, i Longobardi contendevano il territorio italiano ai Bizantini. L’esigenza strategica di collegare il Regno di Pavia e i ducati meridionali tramite una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca.
Da qui, per non avvicinarsi troppo alle zone in mano bizantina, il percorso proseguiva per la Valle dell’Elsa per arrivare a Siena, e quindi attraverso le valli d ‘Arbia e d’Orcia, raggiungere la Val di Paglia e il territorio laziale, dove il tracciato si immetteva nell’antica Via Cassia che conduceva a Roma. Il percorso, che prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa, Mons Langobardorum, non era una vera e propria strada nel senso romano né tanto meno nel senso moderno del termine.
È soprattutto grazie ai diari di viaggio, e in particolare agli appunti di Sigerico, che possiamo ricostruire l’antico percorso della Francigena. Nel 990, dopo essere stato ordinato Arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV, l’Abate tornò a casa annotando su due pagine manoscritte le 80 mansioni in cui si fermò a pernottare. Il diario di Sigerico viene tuttora considerato la fonte itineraria più autorevole, tanto che spesso si parla di “Via Francigena secondo l’itinerario di Sigerico” per definire la versione più “filologica” del percorso.
CREDENZIALE
La Credenziale, o “passaporto del pellegrino”, è il documento su cui il viandante riceve un timbro presso uffici turistici, parrocchie, strutture ricettive e di ristoro che incontra lungo il cammino. Oltre a costituire un ricordo prezioso dell’esperienza, la credenziale distribuita dall’Associazione Europea delle Vie Francigene offre numerosi vantaggi.
AEVF
L’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) è nata nel 2001 con l’obiettivo di promuovere l’itinerario certificato dal Consiglio d’Europa nel 1994. Attualmente aderiscono alla rete di AEVF 235 enti locali, 88 organizzazioni no-profit e oltre 400 enti privati, attivi nei settori dell’ospitalità, del turismo e dei servizi. L’Associazione gestisce inoltre i canali di promozione dell’itinerario, quali: il sito web ufficiale www.viefrancigene.org, i canali social, una newsletter dedicata in 3 lingue, la community Facebook “Via Francigena – Road to Rome”, il portale “Visit Vie Francigene” dedicata agli operatori e la rivista “Via Francigena and the European Cultural Routes”.
La Via Francigena ha ottenuto la certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” nel 1994, e l’Associazione Europea Vie Francigene (AEVF) è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come referente istituzionale per la tutela e valorizzazione della Via Francigena nel 2007. Da quel momento il Consiglio d’Europa e il suo Programma di itinerari culturali sono stati partner istituzionali strategici dell’Associazione. Gli obiettivi principali del Programma Itinerari culturali sono legati alla promozione dell’identità europea basata su un insieme comune di valori; alla valorizzazione del dialogo interculturale e interreligioso; alla salvaguardia del patrimonio culturale e naturale come fonte di sviluppo sociale, economico e culturale; alla promozione del turismo culturale e sostenibile.
SEGNALETICA
La segnaletica “ufficiale” installata fino ad oggi lungo la Via Francigena è rappresentata da:
– Cartello metallico stradale che viene quindi installato lungo i tratti di percorso in cui transitano anche veicoli a motore
– Piccolo cartello metallico che si presta all’installazione lungo strade campestri e sentieri
– Supporto in alluminio giallo su cui viene installato un segnavia, munito di una freccia
– Adesivi bianco-rossi con il simbolo del pellegrino nero
– Segnavia di vernice con il simbolo del pellegrino nero.
CONTATTI
Associazione Europea delle Vie Francigene
Piazza Duomo 16
43036 Fidenza (PR)
Email: segreteria@viefrancigene.org
Website: www.viefrancigene.org
Tel.+39 0524-517380
TAPPA 01
TAPPA 01: Da Colle San Bernardo a Echevennoz
Partenza: Colle San Bernardo
Arrivo: Echevennoz
Distanza: 14.9 km
Dislivello: +78 m / – 1299 m
Dopo l’immancabile visita al museo dell’Ospizio e all’attiguo canile in cui vengono allevati i campioni della razza San Bernardo, ci incamminiamo verso il confine.Da qui ci aspetta una mulattiera panoramica che scende gradualmente verso valle, seguendo il segnavia 103.
Attraversiamo gli incantevoli borghi di Saint Rhemy en Bosses, Saint Leonard, Saint Oyen, Etroubles, e la tappa termina a Echevennoz, dove c’è un ostello.
I più allenati possono proseguire verso Gignod o Aosta. Punti di ristoro in tutti i centri abitati; fontane frequentissime.
TAPPA 02
TAPPA 02: Da Echevennoz ad Aosta
Partenza: Echevennoz
Arrivo: Aosta
Distanza: 13.9 km
Dislivello: +15 m / – 683 m
Questa tappa si svolge in gran parte lungo suggestivi tratti di sentiero che costeggiano i “rus”, antichi capolavori di ingegneria idraulica:piccoli canali artificiali che convogliano l’acqua dai torrenti verso i campi coltivati.
I tratti pianeggianti lungo i canali si alternano a ripide discese, impegnative per ginocchia e articolazioni.
Nella seconda parte della tappa attraversiamo degli splendidi frutteti prima di entrare ad Aosta, città ricca di attrattive, soprattutto di epoca romana.
Punti di ristoro a Gignod e Variney, molte le fontane.
TAPPA 03
TAPPA 03: Da Aosta a Châtillon
Partenza: Aosta
Arrivo: Chatillon
Distanza: 27.7 km
Dislivello: +563 m / – 594 m
La discesa della Valle d’Aosta è un percorso che si svolge quasi per intero sulla sinistra orografica della Dora.
Il termine “discesa” non va inteso in senso letterale: l’esigenza di evitare il traffico costringe a un continuo saliscendi sul fianco settentrionale della vallata, accumulando un dislivello che rende la tappa piuttosto impegnativa.
Le attrattive più importanti sono i vigneti e i castelli di Quart (che costeggiamo), Nus, Cly, Fénis (che vediamo in lontananza).
Punti di ristoro a Nus e Chambave, fontane lungo tutto il percorso.
TAPPA 04
TAPPA 04: Da Châtillon a Verrès
Partenza: Chatillon
Arrivo: Verrès
Distanza: 19.2 km
Dislivello: +528 m / – 704 m
Uscendo da Châtillon percorriamo una salita piuttosto impegnativa, prima di imboccare l’ormai consueto sentiero che costeggia un rus fino a Saint-Vincent. Da qui rimaniamo sul fianco sinistro della Vallée dirigendoci verso il bel castello di Saint-Germain.
Scendiamo lungo un tratto dell’antica strada delle Gallie, e una volta a valle possiamo raggiungere Verrès lungo un bel percorso panoramico, che risale il fianco della montagna per poi scendere verso Issogne, dove consigliamo la visita al bellissimo castello.
Punti di ristoro a Saint-Vincent e Montjovet, fontane frequenti.
TAPPA 05
TAPPA 05: Da Verrès a Pont-Saint-Martin
Partenza: Verrès
Arrivo: Pont-Saint-Martin
Distanza: 14.8 km
Dislivello: +15 m / – 683 m
Una tappa ricca di spunti culturali: la splendida Parrocchiale di San Martino ad Arnad, forse la maggiore attrattiva “Francigena” del percorso valdostano; l’attraversamento dei due antichi ponti di Echallod e di Bard, delizioso villaggio dominato del forte sede del Museo delle Alpi; e soprattutto l’ingresso a Donnas, lungo la Strada romana delle Gallie, prima di concludere la tappa di fronte al ponte romano di Pont-Saint-Martin.
Punti di ristoro a Hône, Bard, Donnas. Fontane frequenti
TAPPA 06
TAPPA 06: Da Pont-Saint-Martin a Ivrea
Partenza: Pont-Saint-Martin
Arrivo: Ivrea
Distanza: 21.5 km
Dislivello: +308 m / – 400 m
Entrando in Piemonte i rilievi si addolciscono, le pendenze e i dislivelli del percorso diventano meno impegnativi. La tappa alterna borghi caratteristici a piacevoli tratti nella natura.
Degni di nota il complesso di San Lorenzo, il borgo di Montestrutto e il Castello di Montalto.
Da non perdere, a fine giornata, la visita del centro storico di Ivrea.
Punti di ristoro a Carema, Settimo Vittone (fuori percorso) Borgofranco, Montalto. Fontane frequenti.
Prestare la massima attenzione al tratto di statale che esce da Carema.
TAPPA 07
TAPPA 07: Da Ivrea a Viverone
Partenza: Ivrea
Arrivo: Viverone
Distanza: 20.2 km
Dislivello: +144 m / – 115 m
Una tranquilla tappa ai piedi della Serra di Ivrea, la più grande morena d’Europa, interessante formazione geologica che ci indica la direzione.
Lungo il cammino incontriamo due splendide chiesette da poco restaurate: san Pietro, nei pressi di Bollengo, e “il Gesiun”, un delizioso rudere in mezzo alla campagna, di cui sono rimasti solo i muri perimetrali e i resti di un affresco.
Molto bello il villaggio-strada di Piverone, e spettacolari i panorami sul lago di Viverone. Punti di ristoro a Bollengo, Palazzo Canavese, Piverone. Fontane frequenti.
E’ possibile timbrare la credenziale presso il Comune di Viverone ed il Comune di Roppolo, con un timbro speciale ideato dai bambini delle scuole elementari dei due Comuni, grazie alla collaborazione tra l’Associazione Semi di Serra ed il Movimento Lento.
TAPPA 08
TAPPA 08: Da Viverone a Santhià
Partenza: Viverone
Arrivo: Santhià
Distanza: 16.7 km
Dislivello: +89 m / – 183 m
Il primo paese che incontriamo è Roppolo, sovrastata dalla mole del suo Castello, dal quale si gode un bel panorama sull’anfiteatro morenico di Ivrea e sul lago di Viverone.
Il percorso verso Cavaglià si svolge su strade campestri, dopo il paese possiamo visitare il Santuario di Nostra Signora del Babilone e raggiungere Santhià lungo tranquille strade di campagna.
Punti di ristoro e acqua a Roppolo e Cavaglià.
E’ possibile timbrare la credenziale presso il Comune di Viverone ed il Comune di Roppolo, con un timbro speciale ideato dai bambini delle scuole elementari dei due Comuni, grazie alla collaborazione tra l’Associazione Semi di Serra ed il Movimento Lento.
TAPPA 09
TAPPA 09: Da Santhià a Vercelli
Partenza: Santhià
Arrivo: Vercelli
Distanza: 29.2 km
Dislivello: +6 m / – 60 m
La tappa attraversa la pianura vercellese fortemente caratterizzata dalle numerose risaie, frequenti gli incontri con diverse specie avicole, attirate nella zona dalla presenza degli specchi d’acqua.
Prestiamo attenzione agli attraversamenti della Ss. 413 in uscita da Santhià e alle tre intersezioni con la Ss. 11 che corre parallela al nostro peregrinare.
Pochi i tratti in banchina su strade generalmente poco trafficate.
Gran parte della tappa si svolge su tratturi e strade campestri, al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 01 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 01: Da Moncenisio a Susa
Partenza: Moncenisio
Arrivo: Susa
Distanza: 24.4 km
Dislivello: + 86 m / – 1678 m
Valicato il Colle del Moncenisio e lasciati alle spalle il lago, i tornanti della Gran Scala e la Piana di San Nicolao, dopo i resti della galleria della ferrovia Fell, al ricovero 4 si imbocca la secolare Strada Reale,mulattiera che conduce al caratteristico borgo alpino di Moncenisio. Noto in passato come Ferrera, si sviluppò grazie al ruolo strategico di tappa obbligata lungo la via: il percorso ecomuseale e la Parrocchiale di San Giorgio permettono di approfondire la sua storia al servizio del colle.
Poco a valle riprende la Strada Reale, che scende sino a Novalesa: qui il paesaggio boschivo della Val Cenischia si apre in alcuni tratti alle splendide gorge e alle cascate del torrente omonimo. Percorrendo la Via Maestra, dalla caratteristica lastricatura, si osservano le testimonianze del suo storico passato di luogo di sosta e transito verso il Colle del Moncenisio: l’architettura interna e gli affreschi degli stemmi araldici delle antiche locande; la Parrocchiale di Santo Stefano, con la sua ricca collezione di tele donate da Napoleone e il capolavoro di oreficeria dell’Urna di Sant’Eldrado; il Museo di Arte Religiosa Alpina e il Museo Etnografico di Vita Montana. Superato l’abitato è d’obbligo la deviazione all’Abbazia di Novalesa, titolata ai SS. Pietro e Andrea, tra le più antiche fondazioni monastiche benedettine dell’arco alpino (726 d.C.): nel suo parco sorgono alcune cappelle campestri di rara bellezza come la Cappella di Sant’Eldrado (XII sec.), mentre parte del complesso abbaziale è sede del Museo Archeologico.
Da Novalesa il cammino prosegue lungo la carrozzabile sino a Venaus, con la sua neogotica Parrocchiale di San Biagio. Il borgo è noto per la tradizionale Danze delle Spade e degli Spadonari, che si svolge a febbraio e affonda le radici in tradizioni pre-cristiane: il copricapo adorno di coloratissimi fiori e la gestualità sono legati ai riti invernali per propiziare la primavera.
Una piacevole strada secondaria delimitata da muretti a secco attraversa prati e vigne sino alla frazione San Giuseppe di Mompantero, ai piedi del monte Rocciamelone. L’abitato di Mompantero è dominato dal moderno Santuario della Madonna del Rocciamelone, sorto nei pressi dell’antica mulattiera che conduce alla vetta sacra per eccellenza della Valle di Susa (3538 m): venerata sin dall’epoca celtica, nel 1358 fu raggiunta dall’astigiano Bonifacio Roero che vi collocò il prezioso Trittico del Rocciamelone, mentre nel 1899 venne issata sulla cima una statua bronzea della Vergine.
Da San Giuseppe una strada secondaria carrozzabile conduce in località Passeggeri, poco a monte di Susa, convergendo su quella proveniente dal Monginevro ed entrando nella storica Piazza Savoia. La città, ricca di testimonianze romane e medioevali, sorse alla confluenza dei due assi stradali che conducevano da un lato ai colli più importanti verso la Francia, dall’altro verso Torino: la sua posizione strategica fece sì che sin dall’antichità diventasse un punto di riferimento per l’intera valle. La storia millenaria di Susa si ripercorre attraverso importanti vestigia quali l’Arco di Augusto, l’arena romana, la cinta muraria, la Porta Savoia, gli scavi archeologici e il Castello, residenza della contessa Adelaide di Torino, moglie di Oddone di Savoia-Moriana. La Cattedrale di San Giusto e l’imponente torre campanaria dalla slanciata cuspide ottagonale sono frutto di un complesso architettonico stratificato nel tempo, dal 1029 – anno di fondazione dell’abbazia benedettina – agli interventi gotici e neogotici tra il XIII e il XIX sec.: stratificate campagne decorative si rivelano all’esterno, come L’entrata di Cristo in Gerusalemme (XV sec., attribuita ai Serra di Pinerolo) e i Medaglioni dei Santi e profeti; preziose tele, ricchi altari e il coro ligneo trecentesco arricchiscono gli interni. A poca distanza sorgeva il Priorato di Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa battesimale della Valle di Susa, di cui rimane il campanile romanico; altra testimonianza del patrimonio religioso segusino sono inoltre la Chiesa e il Convento di San Francesco, fondato secondo tradizione dallo stesso Francesco d’Assisi in occasione del suo passaggio nel 1214. Sulla sponda sinistra della Dora Riparia, infine, sorge la barocca Chiesa della Madonna della Pace, o Chiesa del Ponte, i cui locali attigui ospitano il Museo Diocesano di Arte Sacra con importanti collezioni: il Tesoro della Cattedrale di San Giusto, il Tesoro della Chiesa del Ponte, le Oreficerie, la Statuariae i Tessili.
TAPPA 01A (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 01a: Da Clavière a Oulx
Partenza: Clavière
Arrivo: Oulx
Distanza: 18.4 km
Dislivello: + 279 m / – 1009 m
Il Colle del Monginevro, mons Matronae per gli antichi romani, è lo storico valico dalla Francia all’Italia: superato Montgenèvre, dal cippo che indica 2010 km a Santiago de Compostela e 914 km a Roma si entra in Valle di Susa attraversando Clavière, centro turistico e sciistico del comprensorio Vialattea dominato dall’imponente monte Chaberton.
Il sentiero tracciato percorre le suggestive Gole di San Gervasio (attraversabili anche sullo scenografico Ponte Tibetano), seguendo il letto del torrente sino alla strada asfaltata poco a monte di Cesana Torinese. Si attraversa il centro del borgo alpino sino alla parrocchiale di San Giovanni Battista, dominante l’abitato e caratterizzata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale e, all’interno, da un soffitto ligneo a cassettoni riccamente decorato risalente al 1678. Il percorso prosegue su una strada sterrata, a monte e parallela alla statale, raggiungendo le caratteristiche frazioni Mollieres e Solomiac.
Un breve tratto lungo la statale, dall’incrocio per Fenils, permette di imboccare un’altra sterrata che porta al bivio di Amazas. Da qui, evitando l’incrocio autostradale, si sale verso la località San Marco e, in discesa, si giunge alla Parrocchiale di Santa Maria Assunta che, con la Torre Delfinale(XV sec.), domina l’abitato di Oulx. Un tempo sede della Prevostura di San Lorenzo (XI sec.), questo borgo divenne una delle sedi principali degli Escarton, un’autonoma forma amministrativa del territorio, ricordata ancora oggi con la Fiera Franca, la più antica della Valle di Susa, concessa nel 1494 dal re di Francia come risarcimento dei danni subiti per il passaggio degli eserciti.
Una variante molto paesaggistica, ma proponibile solo in buone condizioni meteo, prevede all’uscita di Cesana Torinese di imboccare il sentiero escursionistico lungo la riva sinistra della Dora Riparia sino a Fenils, con la sua maestosa Parrocchiale di San Giuliano (XV sec.). Il percorso prosegue sino all’incrocio su statale con la strada proveniente dalla frazione Solomiac.
TAPPA 01B (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 01b: Da Oulx a Susa
Partenza: Oulx
Arrivo: Susa
Distanza: 28.1 km
Dislivello: + 638 m / – 1208 m
L’itinerario continua lungo la strada asfaltata, si supera la frazione Gad, quindi si seguono le indicazioni per il Sentiero dei Franchi (percorso escursionistico montano che porta alla Sacra di San Michele) sino alla deviazione per Salbertrand: il paese è sede del Parco Naturale Gran Bosco, una delle più vaste abetaie bianche d’Europa, e dell’Ecomuseo Colombano Romean, che prevede nei suoi percorsi la visita agli splendidi affreschi cinquecenteschi della Parrocchiale di San Giovanni Battista e della Cappella di San Cristoforo nella frazione Oulme.
Proseguendo lungo il Sentiero dei Franchi si giunge alla frazione Sapè, da cui si devia per scendere a Exilles, borgo caratterizzato dall’intatta architettura alpina in pietra e legno e dominato dall’imponente omonimo Forte (XII sec.). Sulla piazza centrale sorgono la torre campanaria romanica e la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, con un ricco altare maggiore del 1681; interessante è anche la piccola Cappella di San Rocco all’uscita del paese, forse frutto di un rimaneggiamento di un edificio preesistente.
Il cammino prosegue sulla strada parallela alla statale verso la frazione Cels e raggiunge l’imbocco della frazione le Ramats presso la Cappella di Sant’Andrea, dove inizia un suggestivo percorso fra i terrazzamenti dei vigneti di Avanà, vitigno autoctono, che conduce a Chiomonte, un tempo residenza estiva del Vescovo di Pinerolo: il centro storico è uno straordinario gioiello di cortili, porticati, vicoli e antichi palazzi nobiliari come Casa Ronsil e Palazzo Levis, sede della Pinacoteca Civica; la Cappella di Santa Caterina, un tempo dedicata al Battista, è ciò che resta dell’ospedale gerosolimitano: decorata internamente in epoca barocca, vi sono affreschi frammentari del XIV sec., mentre l’esterno presenta ornature ad archetti pensili e un portale duecentesco polilobato. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, affiancata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale, presenta pregiati arredi lignei tipici del barocco alpino come il coro e il seggio pastorale, opere di Jacques Jesse di Embrun, la porta principale di Eymon Lord, il retable a colonne tortili dell’altare del Rosario (1682) di Cheffrey Faure.
Dalla località San Giuseppe si prosegue lungo la Via dell’Avanà, nei pressi della deviazione per il Museo e area archeologica della Maddalena; si scende quindi verso il viadotto autostradale e si imbocca lo sterrato pianeggiante del percorso Gta sino alle frazioni di Giaglione. Situata su un panoramico poggio, la Parrocchiale di San Vincenzo (XI sec.) presenta uno stile d’arredo barocco con interessanti gruppi scultorei riconducibili alle botteghe d’oltralpe. Qui, così come a Venaus, durante la festa patronale gli Spadonari con la celebre Danza delle Spade accompagnano la processione delle priore con il bran, un ramo ornato di pizzi, fiori e nastri colorati, tradizione riconducibile ai riti agresti per la fertilità dei campi. Il cammino attraversa il cuore della borgata omonima, dove sorge la Cappella di Santo Stefano, decorata dal celebre ciclo di affreschi quattrocenteschi raffigurante la Cavalcata dei Vizi e delle Virtù; si scende poi lungo la strada principale sino all’incrocio con la SS25, poco a valle della località Passeggeri e alla confluenza con la direttrice del Moncenisio.
TAPPA 02 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 02: Da Susa a Sacra di San Michele
Partenza: Susa
Arrivo: Sacra di San Michele
Distanza: 27.1 km
Dislivello: + 274 m / – 416 m
Lasciate alle spalle le vestigia romane e medioevali di Susa, dalla stazione ferroviaria si procede in direzione di Urbiano, frazione di Mompantero: antico insediamentotestimoniato dai resti di un acquedotto romano, è noto per il folkloristico rito del 31 gennaio detto Fora l’ours!, durante il quale si celebra l’imminente uscita dall’inverno con la cattura dell’orso risvegliatosi dal letargo.
Il percorso prosegue verso San Giuliano e Chiodo, frazioni di Susa, attraversando cascine e prati coltivati, sino a raggiungere le prime abitazioni di Foresto (Comune di Bussoleno) e la Cappella della Madonna delle Grazie, il cui ciclo affrescato sulla vita della Vergine è attribuito al tolosano Anthoyne de Lhonye, attivo in Valle di Susa intorno al 1462. Una breve deviazione conduce alla Riserva Naturale dell’Orrido di Foresto, una suggestiva gorgia scavata dal millenario passaggio dell’acqua: nei suoi pressi rimangono i ruderi di un mulino e di un lazzaretto.
Superata sulla destra la sede del Parco Orsiera Rocciavrè, l’Antica Strada di Foresto conduce a Bussoleno. Oltrepassata la stazione ferroviaria – vicino alla quale è possibile visitare il FERALP-Museo del Trasporto Ferroviario attraverso le Alpi – si prosegue sino al ponte sulla Dora Riparia che immette nel borgo medioevale, dove sono ben visibili i resti della cinta muraria, la porta d’ingresso e, lungo la via principale, alcune abitazioni che ispirarono il D’Andrade per il Borgo Medioevale di Torino: Palazzo Allais, Casa Amprimo, detta anche Locanda della Croce Bianca, e Casa Aschieri. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta (XII sec.), affiancata dal campanile romanico, presenta all’interno arredi lignei barocchi e interessanti dipinti del Morgari e di Gentileschi, testimonianza della riedificazione settecentesca a opera dell’architetto lorense De Willencourt.
Usciti da Bussoleno e attraversata la SS24, un percorso su strada sterrata fra campi e vigneti conduce a San Giorio di Susa, riconoscibile dal Castello medioevale sulla collina. Sono moltissime le tracce del suo ruolo di via di transito: la Cappella di San Sebastiano, la Garitta, antico edificio con finestra a bifora e arcone, la Parrocchiale di San Giorgio martire con il campanile romanico, la casaforte; tra gli affreschi che decorano la Cappella di San Lorenzo, fondata nel 1328 e detta anche del Conte, spiccano i simboli del pellegrinaggio: la visita dei re Magi e San Cristoforo. Anche in questo borgo è viva la tradizione degli Spadonari e della Danza delle Spade, che si svolge in primavera in occasione della festa patronale di San Giorgio martire.
Lasciato alle spalle l’abitato, una strada campestre incrocia la vecchia comunale, delimitata da muretti in parallelo alla SS24. La sterrata alla sua sinistra prosegue fra campi di mais, orti e vigne per giungere alla zona del Malpasso, che la tradizione popolare evoca come luogo abitato da briganti che assalivano i viandanti: il percorso evita la statale sino all’incrocio con la strada della borgata Pianverso. Una breve deviazione conduce a valle alle cascine Roland e Giaconera, storici luoghi di sosta e di cambio cavalli, a monte alle Certose di Banda e di Montebendetto, fra i più antichi insediamenti certosini piemontesi.
Proseguendo si attraversa invece il centro abitato di Villar Focchiardo con la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, esempio di barocco settecentesco tipico della corte sabauda, che testimonia lo stretto legame con la famiglia committente dei Carroccio. Il paese, fra i più importanti produttori di castagne di qualità nel territorio valsusino e piemontese, è noto per la storica Sagra del Marrone.
Raggiunta la frazione Comba si segue l’Antica Strada di Francia fino a Sant’Antonino di Susa. La piazza principale è dominata dall’imponente facciata della Parrocchiale di Sant’Antonino martire, una delle più antiche chiese della valle e sede dei canonici ospitalieri di Sant’Antonino della Valle Nobilense: la struttura architettonica presenta elementi tipici dell’XI sec., come la torre campanaria, ed è arricchita da cicli pittorici trecenteschi.
Proseguendo lungo la stessa via il cammino conduce a Vaie, noto per la produzione tipica del canestrello, biscotto fragrante cotto su appositi ferri a tenaglia. Un interessante percorso archeologico e naturalistico conduce al Santuario di San Pancrazio (XI sec.) e si conclude al Museo di Archeologia sperimentale.
L’Antica Strada di Francia porta inoltre a Chiusa San Michele: il suo nome è legato ai resti delle Chiuse Longobarde, teatro di scontro fra Carlo Magno e Desiderio, e alla dipendenza dalla Sacra di San Michele, che domina il paese dal monte Pirchiriano. A destra della settecentesca Parrocchiale di San Pietro apostolo, tra campi coltivati e boschi si snoda la storica mulattiera, delimitata a tratti da muretti in pietra a secco, che raggiunge in circa 2 ore l’abbazia clusina. L’imponente Sacra di San Michele (983-987 d.C), monumento simbolo del Piemonte, è una delle più importanti architetture romaniche europee, centro di cultura monastica e mèta secolare di pellegrinaggio internazionale: la Loggia dei Viretti, lo Scalone dei Morti, il Portale dello Zodiaco, l’affresco dell’Assunzione della Vergine, le cinquecentesche tavole del trittico di Defendente Ferrari, le pale del cremonese Antonio Maria Viani sono tra gli elementi che contraddistinguono l’edificio sacro, frutto di secolari interventi e campagne decorative che culminarono nel 1889 con il grande restauro di Alfredo D’Andrade.
Dalla Sacra di San Michele un’interessante variante al percorso francigeno prevede la discesa in Val Sangone valicando il Colle Braida: superato Valgioie, situato in posizione panoramica e immerso in uno splendido panorama paesaggistico della montagne del Gruppo dell’Orsiera-Rocciavrè, il percorso giunge a Giaveno. Oggi cittadina residenziale, dipese in passato dalla Sacra di San Michele che qui aveva un castello abbaziale, di cui sopravvive un tratto di mura con le tre torri di difesa: la parte antica della città si raccoglie attorno alla Collegiata di San Lorenzo Martire (1622), alla Chiesa dei Batù (XVI sec.) e alla Torre dell’Orologio.
TAPPA 02A (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 02a: Da Bussoleno a Condove
Partenza: Bussoleno
Arrivo: Condove
Distanza: 16 km
Dislivello: + 53 m / – 115 m
Tappa tra fondovalle e borghi storici della bassa Val di Susa. Da Bussoleno si segue la Dora Riparia su strade bianche e secondarie tra campi e vigneti, toccando Chianocco, Bruzolo, San Didero e Borgone Susa. Possibili brevi deviazioni agli orridi di Foresto/Chianocco e alla cappella romanica di San Valeriano. Fondo misto con lievi ondulazioni, segnaletica VF presente; lunghezza intorno ai 16 km, dislivello moderato (~230 m), tempi 3h30–4h. Arrivo a Condove, ricco di servizi e collegamenti ferroviari. Prudenza agli incroci e in caso di pioggia sui tratti sterrati.
TAPPA 02B (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 02b: Da Condove ad Alpignano
Partenza: Condove
Arrivo: Alpignano
Distanza: 21 km
Dislivello: + 80 m / – 156 m
Da Condove si prosegue verso Caprie, ai piedi del Monte Caprasio, poi sulla ciclabile fino a Novaretto con la parrocchiale dei SS. Rocco e Sebastiano. Per evitare la SS 24 si sale per sentiero alla Torre del Colle (Villar Dora) e alla cappella di San Pancrazio; quindi discesa nel centro dominato dal castello Provana e dalla parrocchiale dei SS. Vincenzo e Anastasio. Ad Almese compaiono la villa romana di Grange Rivera e il Ricetto di San Mauro. Costeggiando il Musinè si entra a Caselette: castello di Camerletto, santuario di Sant’Abaco, villa rustica di Pian e castello Cays. Una sterrata lungo la Dora Riparia porta al Ponte Vecchio di Alpignano, verso Collegno.
TAPPA 03 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 03: Da Chiusa di San Michele ad Avigliana
Partenza: Chiusa di San Michele
Arrivo: Avigliana
Distanza: 9.3 km
Dislivello: + 536 m / – 526 m
Accanto alla settecentesca parrocchiale di San Pietro parte la ripida mulattiera per la Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte e antica meta di pellegrinaggio. Dal complesso si scende per mulattiera, attraversando la frazione San Pietro: i larghi tornanti, segnati dalla Via Crucis, portano a Sant’Ambrogio, che conserva mura, torri d’avvistamento e il Castello abbaziale. Notevole la parrocchiale di San Giovanni Vincenzo, con impianto e facciata settecenteschi e campanile d’origine romanica. Superato il Museo del Dinamitificio Nobel, la salita conduce ad Avigliana: Porta Ferrata, piazzetta Santa Maria e Piazza Conte Rosso introducono al castello e alle chiese storiche del centro.
TAPPA 03A (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 03a: Da Chiusa di San Michele a Sant’Ambrogio di Torino
Partenza: Chiusa di San Michele
Arrivo: Sant’Ambrogio di Torino
Distanza: 2.4 km
Dislivello: + 2 m / – 21 m
Da Chiusa San Michele si raggiunge Avigliana senza salire alla Sacra seguendo l’Antica Via di Francia, comodo tracciato di fondovalle che costeggia la base del Monte Pirchiriano. Il percorso, su strade bianche e secondarie, attraversa il borgo storico di Sant’Ambrogio, tra mura e case medievali, e prosegue verso le porte di Avigliana. Segnaletica a tratti: utile traccia GPS e prudenza agli incroci con la SS24. Da Sant’Ambrogio parte anche la via ferrata Carlo Giorda per l’abbazia, riservata a escursionisti attrezzati. Percorso adatto tutto l’anno; ombra scarsa in estate.
TAPPA 04 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 04: Da Avigliana a Collegno
Partenza: Avigliana
Arrivo: Collegno
Distanza: 18.4 km
Dislivello: + 73 m / – 139 m
Da piazza del Popolo, oltre Corso Laghi, l’Antica Via di Francia corre pianeggiante tra campi fino a Ferriera. Superato il cavalcavia, affianca la ferrovia e raggiunge la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, complesso medievale gotico legato all’assistenza dei pellegrini, con affreschi di Giacomo Jaquerio e un polittico di Defendente Ferrari. Si prosegue su sterrate e viabilità secondaria verso Alpignano (chiesa di San Martino, Ecomuseo “Sogno di luce” dedicato ad Alessandro Cruto), quindi lungo la ciclabile sulla Dora si entra a Pianezza (Pieve di San Pietro, Santa Maria della Stella, Torre del Ricetto) e si giunge alla Certosa di Collegno.
TAPPA 04A (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 04a: Da Rosta a Collegno
Partenza: Rosta
Arrivo: Collegno
Distanza: 13.3 km
Dislivello: + 123 m / – 154 m
Il percorso punta a Rosta, supera la stazione e la costeggia fino alla deviazione per Rivoli. Si cammina tra campi, boschetti e quartieri residenziali ai piedi della morena su cui si sviluppò il nucleo storico di Rivoli: tracce romane lungo l’antica via per la Gallia, poi borgo medievale sotto il castello, trasformato in età barocca e oggi sede del Museo di Arte Contemporanea. Dal castello si scende per la caratteristica via Piol fino a piazza Martiri della Libertà, quindi verso nord-ovest per le vie Piave e Mongioie. Usciti dall’abitato si passa in sottopasso l’autostrada, si attraversa la frazione agricola di Bruere e, oltre la tangenziale, si raggiunge la Certosa di Collegno.
TAPPA 05 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 05: Da Collegno a Torino
Partenza: Collegno
Arrivo: Torino
Distanza: 13.3 km
Dislivello: + 13 m / – 76 m
Dalla Certosa si imbocca la ciclopedonale di viale omonimo, lungo il lato sud del Campo Volo; all’incrocio con corso Marche si prosegue per via Servais verso la Pellerina, antica porta d’ingresso dei pellegrini. Il tracciato segue le aree verdi della Dora: attraversa il Parco della Pellerina, supera corso Regina presso l’ex stabilimento Thyssen e, lungo pista ciclabile, raggiunge la chiesa del Santo Volto. Si entra nel Parco Dora, poi destra su corso Principe Oddone e sinistra su corso Regina. Sosta a Maria Ausiliatrice–Valdocco, quindi Rondò della Forca, piazza Statuto e vie del centro fino al Duomo, Palazzo Reale e Piazza Castello; l’itinerario prosegue per via Po fino alla Gran Madre.
TAPPA 06 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 06: Da Torino a Chivasso
Partenza: Torino
Arrivo: Chivasso
Distanza: 29.5 km
Dislivello: + 48 m / – 107 m
Superato il Po all’altezza della Gran Madre di Dio, si cammina lungo la sponda destra del fiume, attraverso il Parco Michelotti e la Riserva Naturale del Meisino,e si prosegue fino a San Mauro Torinese, già nota in epoca romana come Pulchra Rada per la favorevole posizione su un tratto navigabile del Po. Nel 991 Anselmo di Monferrato promosse la ricostruzione dell’abbazia benedettina di San Mauro di Pulcherada, precedentemente distrutta dai saraceni: sorta su un preesistente insediamento romano, intorno a essa si sviluppò il nucleo abitato; la chiesa dell’abbazia, oggi dedicata a Santa Maria di Pulcherada e rimaneggiata nel tempo, conserva il campanile protogotico del XII secolo e una interessante abside carolingia con lesene e nicchie del X. Nel 1400, infine, l’abitato venne rinominato San Mauro, in onore del monaco benedettino che qui sostò durante il ritorno in Francia nel VI secolo.
Lungo il percorso si possono notare alcune interessanti cappelle campestri come la cinquecentesca Sant’Anna e la settecentesca San Rocco; si transita inoltre ai piedi del Castello di Sambuy, documentato sin dal 991 e legato alla permanenza di San Mauro; in questi luoghi, infine, era situata l’evocativa località Pedaggio Vecchio, punto di confine tra il marchesato monferrino e il ducato sabaudo.
Da San Mauro il percorso prosegue lungo il canale idroelettrico di Cimena, avvicinandosi alla collina e all’abitato di Castiglione Torinese sino all’incrocio con la strada per Chieri, nei pressi della Chiesa di San Claudio e San Dalmazzo (1951). La denominazione del comune deriva dalla presenza di un fortilizio dell’XI secolo, distrutto nel XVII da Carlo Emanuele I di Savoia e ricostruito poco dopo dai fratelli Turinetti, cui la Madama Reale Maria Cristina di Francia aveva concesso il feudo. Da segnalare la Chiesa di San Rocco (1720), piccolo gioiello barocco progettato dall’architetto Falletti di Barolo, al cui interno si trovano numerosi affreschi di autori sconosciuti e sulla cui cupola è rappresentata Maria Assunta in cielo accompagnata da una schiera di angeli. Interessante anche l’antica Chiesa di San Martino, intitolata al vescovo di Tours, nella cui abside semicircolare sono state rinvenute molte sepolture, tra cui quella attribuita a un personaggio maschile con corredo funebre di foggia longobarda.
Il percorso fino a Gassino Torinese è interamente in ambito urbano. Alcuni ritrovamenti archeologici fanno risalire il primo nucleo abitato all’epoca del fiorente sviluppo della città romana di Industria: questa e Augusta Taurinorum, infatti, erano collegate da una strada lungo la quale potrebbe essere sorto un castrum. Compreso nel territorio del Marchesato del Monferrato, sin dal 1003 Gassino fu dotato di cinta muraria e di un tipico impianto medioevale, ancora rilevabile nella struttura a portici del centro storico dominato dalla Chiesa della Confraternita dello Spirito Santo, a pianta circolare: edificata nel XVIII secolo, presenta una bella facciata barocca sormontata da una cupola molto alta, detta Cucurin, che ricorda quella coeva di Superga. La pieve più antica risale invece all’XI secolo: denominata oggi Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, è stata in parte ricostruita e restaurata nel Settecento ispirandosi allo stile del Guarini; all’interno sono da segnalare la splendida tela Madonna e santi titolari di Claudio Francesco Beaumont e, nella cappella laterale, quella della Visitazione, datata XVII secolo.
Il percorso prosegue con andamento tortuoso ancora lungo il canale, in direzione della Piana di San Raffaele, raggiunge la sponda destra del Po e ne segue il corso fino a superare il promontorio collinare di Cimena.
La nascita di San Raffaele Cimena, unione odierna di due località, è legata all’asse stradale romano che collegava Chivasso-Clavasium a Torino-Augusta Taurinorum: attorno a una cappelletta votiva dedicata a San Raffaele, costruita secondo la tradizione dalle truppe di Giustiniano, nacque nel VI secolo il primo nucleo abitato come presidio bizantino sulla pianura sottostante. Nel periodo alto medioevale gran parte del paese si trasferì verso la collina a causa delle incursioni di briganti e forse di Saraceni, costruendo anche muri di cinta e fossati: il borgo, sviluppatosi attorno a una fortezza, fu denominato San Raffaele, ma lungo la via per Chivasso rimasero alcuni presidi abitati che fornivano servizi a pellegrini e mercanti. Cimena, invece, potrebbe avere un’origine precedente a quella romana e nel 1596 figura come comune autonomo di una certa importanza, in quanto su una via di comunicazione frequentata e in una zona agricola molto favorevole. La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù fu costruita negli anni ‘30 del Novecento in stile neogotico su disegni dell’architetto Bartolomeo Gallo e ampliata alla fine degli anni ‘60.
Superato l’abitato in direzione di Chivasso e attraversato il Bosco del Vaj, tutelato dal Parco Naturale della Collina Torinese, si arriva alla Chiesa di San Genesio, ricostruita in stile romanico dall’omonima cappella attestata al 1156: l’impianto attuale è un rifacimento di inizio Novecento, ma della fabbrica originaria restano l’abside centrale, quello sinistro e lo splendido campanile in muratura con monofore, bifore e trifore decorate ad archetti pensili.
Dal bivio per Castagneto Po si giunge infine alla rotonda da cui si imbocca il rettilineo che supera il ponte sul Po e porta al centro di Chivasso, l’antica Clavasium, da sempre importante mercato e centro commerciale strategico per la sua posizione sulla direttrice monferrina: l’ingresso in città è dominato dal quattrocentesco Duomo di Santa Maria Assunta, uno dei più importanti esempi di arte gotica piemontese dalla facciata riccamente decorata con fregi e sculture in cotto, che all’interno conserva una pala di Defendente Ferrari; del castello degli Aleramici del Marchesato di Monferrato non resta che la Torre Ottogonale, tra Piazza della Repubblica e Via Po. Sulla facciata dell’attuale Palazzo dell’Economia e del Lavoro “Luigi Einaudi” (nato probabilmente al 1600 come luogo di sosta per i militari di passaggio) è stato inserito un Orologio del tempo nuovo a ricordo della Rivoluzione Francese: il giorno è suddiviso in 10 ore, ogni ora in 100 minuti, ogni minuto in 100 secondi e le lancette effettuano un solo giro al giorno. In Piazza d’Armi svetta il Lapis Longus, monumento funerario in pietra del VII-VI secolo a.C. e alto circa 4 m, che nel 1649 fu trasformata in berlina per punire i debitori insolventi.
TAPPA 07 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 07: Da Chivasso a Castell’Apertole
Partenza: Chivasso
Arrivo: Castell’Apertole
Distanza: 29 km
Dislivello: + 33 m / – 46 m
Da Chivasso ha inoltre inizio il Canale Cavour, realizzato tra il 1863 e il 1866, uno dei massimi esempi di ingegneria idraulica dell’epoca che, attraverso un’estesa rete di canali, ha consentito la trasformazione e lo sviluppo dei territori canavesano e vercellese: il monumentale edificio di imbocco, in pietra e mattoni, è lungo 40 m e ha 21 luci costituite da 3 ordini di paratoie.
Costeggiando il Canale si arriva alla frazione Castelrosso, la cui Chiesa dei SS. Giovanni Battista e Rocco fu eretta nel 1758 su disegno dell’architetto Paolo Lorenzo Garrone: al suo interno spiccano un altare barocco in marmo nero e alcuni pregevoli affreschi ottocenteschi.
Si giunge quindi a Torrazza Piemonte, sulla destra della Dora Baltea: in pieno centro sorge la Chiesa di San Giacomo, eretta nel 1746, restaurata e ampliata nel 1843, mentre il Palazzo del Comune si distingue per il grande portico a tre arcate e il massiccio torrione quadrangolare.
Attraversato il ponte sulla Dora Baltea, uno sterrato porta a Saluggia. Luogo di stanziamento romano che nel Medioevo fruì del diritto di pesca e del pagamento per i traghettatori, è oggi conosciuto soprattutto per un prodotto d’eccellenza: il “fagiolo di Saluggia”, molto ricercato per la tipica “panissa”, piatto tradizionale da non perdere. In epoca rinascimentale vi si impose la famiglia gentilizia Mazzetti, il cui castello cinquecentesco ha lasciato traccia nell’attuale Palazzo Comunale. La Chiesa di San Grato, edificata nel XVI secolo e più volte modificata, conserva la statua del Cristo Morto, forse proveniente dall’antica parrocchiale del Cimitero Vecchio, distrutta da un’alluvione nel XV secolo.
Lasciata Saluggia si giunge a Lamporo, il cui toponimo deriva dalla roggia Amporium che ancora oggi – caratteristica unica e immutabile per volontà dei residenti – attraversa longitudinalmente tutto l’abitato, agli estremi del quale è scavalcata da due chiesette: leggende locali narrano che una di queste, la Madonna di Loreto (XVII sec.), nelle notti senza luna sia dimora della strega Giunghiglia che, seduta sul tetto e fumando un’enorme pipa, spaventa i passanti. La Chiesa di San Bernardo da Mentone, eretta nel 1566 e modificata a più riprese, conserva un reliquiario settecentesco del santo, di manifattura torinese. Nel XIV secolo Lamporo fu feudo della famiglia ghibellina dei Tizzoni e, sul finire del XVII, dei nobili Pastoris.
Proseguendo in direzione Vercelli si incontra Colombara, esemplare azienda agricola corrispondente all’antica struttura della “corte chiusa”: alcuni ambienti conservati ne documentano le caratteristiche abitative e funzionali tra 1800 e 1900, e ospitano il Museo La Risaia, dedicato alle mondine e al loro duro lavoro. La chiesa cinquecentesca è dedicata a San Giovanni Battista: oggi non ha più la dignità parrocchiale ma ne conserva la struttura, pur privata di un porticato che la cingeva dalla facciata al lato destro.
TAPPA 08 (Variante Valle di Susa - Vercelli)
TAPPA 08: Da Castell’Apertole a Vercelli
Partenza: Castell’Apertole
Arrivo: Vercelli
Distanza: 28.7 km
Dislivello: + 21 m / – 38 m
La tappa successiva è Leri, nell’agro vercellese, una delle grange vincolate all’Abbazia di Lucedio: le grange erano organizzazioni agricole nate nel XII secolo grazie ai monaci benedettini cistercensi, in collaborazione con conversi e contadini. Nel 1807, con l’annessione del Piemonte alla Francia, Napoleone lasciò il complesso dei possedimenti al principe Camillo Borghese, che a sua volta lo cedette a una società; quando questa si sciolse, una parte della grangia venne acquistata da Camillo Benso di Cavour, che la trasformò in azienda modello con l’impiego di tecniche agricole d’avanguardia. Da non trascurare la Chiesa della Natività di Maria Santissima, sulla quale intervenne anche l’architetto Francesco Gallo, colui che costruì l’imponente e ardita cupola del Santuario di Vicoforte a Mondovì.
Si giunge quindi a Castelmerlino, altra grangia che, pur nella sua modestia, è dotata di una chiesetta in muratura a vista, dedicata a San Pietro, originale per la sua pianta ottagonale e costruita dall’architetto Carlo Antonio Castelli in un solo anno, tra il 1724 e il 1725: tale planimetria è accostabile a quella del al vicino Santuario della Madonna delle Vigne, oggi in stato di degrado.
Darola, infine, è la grangia con maggior superficie a risaia e ha una planimetria a corte chiusa di ampia estensione. Ben conservato è il torrione di ingresso con la porta carraia e la pusterla che, in origine, erano dotate di ponte levatoio e della passerella “giornaliera”, sempre abbassata per il passaggio pedonale. La settecentesca Chiesa di San Giacomo, realizzata anch’essa dal Castelli, conserva un’antica icona della Vergine e una aggraziatissima Natività dipinta dal domenicano Luigi Francesco Savoia, pittore della seconda metà del secolo scorso che ha lasciato molte sue opere presso la Chiesa di San Domenico a Torino.
Una piccola deviazione dall’itinerario principale porta all’Abbazia di Lucedio: nel 1123, su terra incolta, si insediarono qui alcuni monaci cistercensi provenienti dall’abbazia francese di La Ferté e si ipotizza che il toponimo sia derivato da lucus dei, ossia “bosco sacro”. I monaci resero fertile e produttivo il territorio, disboscando, dissodando e sfruttando la ricchezza d’acqua che consentì la coltivazione del riso. Da questa grangia abbaziale ne ebbero origine altre otto: Darola, Castelmerlino, Leri, Montarucco, Montarolo, Ramezzana, Pobietto e Montonero. Il complesso abbaziale del XII secolo è ancora individuabzile in diversi edifici, ma i più significativi sono la Sala capitolare e la Torre campanaria, a base quadrangolare dalla quale emergono quattro sezioni ottagonali delimitate da cornici marcapiano con archetti pensili; l’Abbazia originaria, intitolata a Santa Maria di Lucedio, fu riedificata nel 1766 e dal 1787 ebbe il titolo di Santissima Vergine Assunta; la cosiddetta Chiesa del Popolo (1741), a disposizione dei laici e dei contadini, è ancor oggi in attesa di recupero.
A questo punto il cammino porta a Ronsecco, il cui primitivo insediamento sorse nei pressi del Santuario del Viri Veri, fu abbandonato nel XII secolo e ricostruito nell’attuale sito intorno al 1660 sotto l’episcopato del vescovo di Vercelli Uguccione. La località, il cui toponimo risale a Roncho sicho o Ronchum sicum con il significato di luogo incolto e arido, è oggi immersa nel paesaggio a risaia fra rogge, sorgive e cascine. La Chiesa di San Lorenzo, edificata nel Quattrocento, ha subito un radicale restauro nel 1857; la denominazione del già citato Santuario del Viri Veri, eretto alla fine del Cinquecento, deriva presumibilmente da villa vetus: il luogo è legato alla liberazione del paese dall’epidemia di colera del 1867 e oggetto di grande venerazione è la statua dell’Assunta; databile alla fine del XIV secolo è la presenza di un castello dovuto ai guelfi vercellesi della famiglia Bondonni e attualmente in restauro.
Arriviamo a Lignana, la cui prima attestazione risale al 1034, mentre una ecclesia è citata a partire dal 1156 già con il titolo di San Germano. Nel Trecento la località venne infeudata alla famiglia dei Corradi, che ne rimasero signori incontrastati fino alla metà del Seicento; a testimoniarne il prestigio resta il Castello, oggi adibito ad azienda agricola: la parte meglio conservata, di forme tardo medioevali, è sicuramente il fronte caratterizzato da una massiccia torre-porta, ampie caditoie e feritoie che servivano alla manovra di due ponti levatoi per la porta carraia e la pusterla. La Chiesa di San Germano, ristrutturata a più riprese ma con ancora cornici marcapiano romaniche, conserva all’interno, fra i tondi di santi della volta, il ritratto del Beato Ardizio dei Corradi di Lignana, fra i primi seguaci di San Francesco d’Assisi.
Casalrosso è una frazione di Lignana. Già dal 1348 è segnalata la vicina Ecclesia de casali Rubeo – oggi Chiesa del Santissimo Salvatore -, che subì diversi rifacimenti sino al 1815, quando assunse lo stato attuale: conserva ancora un interessante pulpito del ‘600.
Eccoci infine a Larizzate, un tempo grangia e luogo di difesa come avamposto delle mura di Vercelli: ancora oggi sono ben visibili le torri cilindriche e parti di un castello; la chiesa è dedicata alla Santissima Vergine Assunta. Da qui proviene un documento, datato 27 agosto 1493, che, per la prima volta, segnala la coltivazione del riso nel territorio vercellese.
TAPPA 10
TAPPA 10: Da Vercelli a Robbio
Partenza: Vercelli
Arrivo: Robbio
Distanza: 18.6 km
Dislivello: + 13 m / – 31 m
La prima parte della tappa si sviluppa lungo l’argine del Sesia, tra pioppeti e risaie.
Da Palestro si percorrono dapprima gli stretti arginelli che separano i campi allagati e, nell’avvicinarsi a Robbio, si transita in banchina lungo una strada provinciale poco trafficata.
Prestiamo attenzione in uscita da Vercelli, dove siamo costretti a percorrere un tratto di banchina sulla Ss. 11.
Notevoli gli spunti di interesse storico-architettonico a Vercelli e Robbio, al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 11
TAPPA 11: Da Robbio a Mortara
Partenza: Robbio
Arrivo: Mortara
Distanza: 14.2 km
Dislivello: + 8 m / – 17 m
Tappa molto breve che, attraversando la piatta campagna della Lomellina, ci conduce su larghe strade sterrate nella prima parte e su tratturi erbosi nella zona di Madonna del Campo.
I tratti in banchina si svolgono su strade generalmente poco trafficate. Facciamo attenzione nell’attraversamento del ponte sul torrente Agogna e in uscita da Nicorvo.
Interessanti a Robbio il monastero di S. Valeriano e la chiesa di S. Pietro, nei pressi della quale sorgeva un “Hospicium” per il ricovero dei pellegrini.
TAPPA 12
TAPPA 12: Da Mortara a Garlasco
Partenza: Mortara
Arrivo: Garlasco
Distanza: 20.7 km
Dislivello: + 10 m / – 25 m
Appena lasciata Mortara incontriamo l’abbazia di Sant’Albino fondata nel V sec. e succesivamente rimaneggiata, ora punto tappa per i pellegrini che transitano da Mortara.
Un percorso tra campi coltivati ci porta a Remondò e Tromello, tappa dell’itinerario di Sigerico.
Il percorso si svolge prevalentemente su comode strade campestri, percorriamo strade asfaltate esclusivamente nelle cittadine.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua, unico punto di ristoro a Tromello.
TAPPA 13
TAPPA 13: Da Garlasco a Pavia
Partenza: Garlasco
Arrivo: Pavia
Distanza: 24.6 km
Dislivello: + 45 m / – 60 m
La prima parte del percorso, fino alla confluenza con il Ticino, si svolge nelle belle campagne pavesi, irrigate dai numerosi canali e interrotte da casolari e macchie d’alberi.
Splendido l’attraversamento del Parco del Ticino lungo il tracciato del sentiero E1, che qui si sovrappone alla via Francigena, le viste sul fiume e i fitti boschi, uniti ad una variegata presenza fuanistica, offrono uno spettacolo suggestivo.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi di cibo e bevande, punti di ristoro anche due ristoranti lungo il Ticino.
TAPPA 14
TAPPA 14: Da Pavia a Santa Cristina
Partenza: Pavia
Arrivo: Santa Cristina
Distanza: 27.9 km
Dislivello: + 48 m / – 67 m
La tappa attraversa la pianura alluvionale del Basso Pavese, dove incontriamo i caratteristici terrazzi fluviali in prossimità di S. Lazzaro, di Belgioioso e di S. Cristina.
Interessanti le testimonianze architettoniche presenti sul percorso, rappresentate soprattutto da edifici religiosi: dalla maestosa facciata di S. Michele a Pavia, alla piccola chiesa di S. Giacomo.
Molti i tratti in banchina, ma su strade quasi prive di traffico; prestare attenzione nell’attraversare la rotonda sulla Ss. 617.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 15
TAPPA 15: Da Santa Cristina ad Orio litta
Partenza: Santa Cristina
Arrivo: Orio Litta
Distanza: 16.1 km
Dislivello: + 16 m / – 27 m
Lasciata Orio Litta si giunge in breve al Guado di Sigerico, il “Transitum Padi”, dove si traghetta sull’altra sponda in località Soprarivo (0523 771607 traghetto per guado – da chiamare almeno un giorno prima).
Dopo un breve tratto sull’argine del Po, una serie di rettilinei su strade provinciali ci porta a Ponte Trebbia. Oltre il fiume una corsia ciclopedonale conduce alle porte di Piacenza.
Prestare molta attenzione nell’accedere alla Ss. Emilia Pavese a Ponte Trebbia e al tratto di provinciale tra Calendasco e Incrociata.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 16
TAPPA 16: Da Orio Litta a Piacenza
Partenza: Orio Litta
Arrivo: Piacenza
Distanza: 23.9 km
Dislivello: + 41 m / – 31 m
Lasciata Orio Litta si giunge in breve al Guado di Sigerico, il “Transitum Padi”, dove si traghetta sull’altra sponda in località Soprarivo (0523 771607 traghetto per guado – da chiamare almeno un giorno prima).
Dopo un breve tratto sull’argine del Po, una serie di rettilinei su strade provinciali ci porta a Ponte Trebbia. Oltre il fiume una corsia ciclopedonale conduce alle porte di Piacenza.
Prestare molta attenzione nell’accedere alla Ss. Emilia Pavese a Ponte Trebbia e al tratto di provinciale tra Calendasco e Incrociata.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 17
TAPPA 17: Da Piacenza a Fiorenzuola
Partenza: Piacenza
Arrivo: Fiorenzuola
Distanza: 31.7 km
Dislivello: + 70 m / – 52 m
Dopo il tratto iniziale lungo la Via Emilia, passiamo da Pontenure per poi attraversare le campagne piacentine.
La tappa è impegnativa per la lunghezza, e per i lunghi tratti su asfalto. Bisogna prestare molta attenzione lungo la Via Emilia tra Montale e il ponte sul Nure, poiché si cammina lungo la carreggiata in un tratto a traffico molto intenso. Bar e acqua a Pontenure, Chero (ma l’apertura dipende dalla stagione), acqua a Castello di Paderna.
TAPPA 18
TAPPA 18: Da Fiorenzuola a Fidenza
Partenza: Fiorenzuola
Arrivo: Fidenza
Distanza: 22.4 km
Dislivello: + 45 m / – 50 m
L’ultima tappa di pianura ci offre l’opportunità di ammirare due edifici religiosi di grande interesse: l’Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba, con il suggestivo Chiostro, e il Duomo di Fidenza, pregevole esempio di romanico lombardo dedicato a San Donnino.
Prestare attenzione nell’attraversare il ponte sull’autostrada tra Bastelli e Fidenza.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi di acqua.
TAPPA 19
TAPPA 19: Da Fidenza a Fornovo
Partenza: Fidenza
Arrivo: Fornovo
Distanza: 34 km
Dislivello: + 558 m / – 484 m
La prima tappa collinare ci regala i primi panorami e alcuni spunti di interesse paesaggistico, dopo Medesano, nell’ultima parte del percorso, si percorre il Parco Fluviale del Taro.
Da vedere la Pieve di Cabriolo, il Castello di Costamezzana e la chiesa di Siccomonte.
Prestare attenzione nel percorrere alcune provinciali, in particolare: un breve tratto dopo Cabriolo, da Osteria del Sole a Costamezzana e in entrata a Cella.
Il guado del torrente Recchio dopo Cella in caso di forti piogge può diventare difficoltoso o impossibile, per cui vi consigliamo di prestare la massima attenzione.
TAPPA 19a - Variante
TAPPA 19a: Da Parma a Collecchio
Partenza: Parma
Arrivo: Collecchio
Distanza: 19.7 km
Dislivello: + 80 m / – 18 m
Prima sezione della variante che connette Parma con Fornovo di Taro. Il tracciato di questa tappa raggiunge Collecchio toccando alcuni punti di interesse culturale e architettonico, quali la pieve di Madregolo e, naturalmente, il centro storico di Parma. Inoltre, il percorso tocca il Parco Regionale Fluviale del Taro. Ad oggi, non è presente la segnaletica, la quale è in fase di installazione.
TAPPA 19b - Variante
TAPPA 19b: Da Collecchio a Fornovo di Taro
Partenza: Collecchio
Arrivo: Fornovo di Taro
Distanza: 15.6 km
Dislivello: + 70 m / – 12 m
Seconda sezione della variante che connette Parma con Fornovo di Taro. L’itinerario attraversa il Parco Fluviale del Taro e incontra molti luoghi di interesse naturalistico e culturale, come la Corte di Giarola e la chiesa di Oppiano. L’arrivo a Fornovo di Taro connette questo tracciato al percorso principale della Via Francigena.
Ad oggi, non è presente la segnaletica, la quale è in fase di installazione.
TAPPA 20
TAPPA 20: Da Fornovo a Cassio
Partenza: Fornovo
Arrivo: Cassio
Distanza: 20.9 km
Dislivello: + 1113 m / – 465 m
Dopo la prima salita, subito dopo Fornovo, si percorre un lungo tratto di provinciale della Val Sporzana per portarsi ai piedi di Bardone e Terenzo, due piccoli borghi caratterizzati dalle bellissime Pievi.
Un’impegnativa salita porta al Castello di Casola, quindi continui saliscendi tra boschi di conifere impegnano il pellegrino fino all’arrivo all’Ostello di Cassio.
Fare attenzione sulla Provinciale 39 nei tratti in cui si restringe la carreggiata.
Al di fuori dei centri abitati non è possibile approvvigionarsi d’acqua.
TAPPA 21
TAPPA 21: Da Cassio a Passo della Cisa
Partenza: Cassio
Arrivo: Passo della Cisa
Distanza: 19.2 km
Dislivello: + 667 m / – 425 m
Da Cassio si percorre la Statale della Cisa per poco più di 3 km (fare attenzione al traffico, moderato nei giorni feriali e intenso nei week-end) poi, su carrareccie e mulattiere, si arriva a Castellonchio.
Il percorso incrocia e percorre ancora alcuni tratti di Statale fino a Berceto, con il Duomo di S. Moderanno. Un misto di strade asfaltate, sterrati e sentieri accompagna l’ascesa del Monte Valoria.
Per arrivare all’ostello del Passo della Via Francigena, che si trova lungo la strada statale a 2 km dal Passo della Cisa, bisogna imboccare un sentiero segnalato sulla destra lungo la salita verso il monte Valoria.
TAPPA 22
TAPPA 22: Da Passo della Cisa a Pontremoli
Partenza: Passo della Cisa
Arrivo: Pontremoli
Distanza: 19.3 km
Dislivello: + 446 m / – 1228 m
Dal Passo della Cisa si arriva su sentieri al Passo del Righetto dove, incrociata la statale, inizia una ripida e impegnativa discesa fino a Groppoli.
Una lunga salita, dopo aver attraversato i borghi di Groppodalosio, Casalina e Topelecca, porta al Passo della Crocetta. Da qui una mulattiera scende fino ad Arzengio ed in breve si raggiunge l’affascinante Pontremoli, sorta tra due corsi d’acqua e caratterizzata dal gran numero di ponti.
In questa tappa non sono presenti tratti pericolosi in promiscuità con il traffico.
TAPPA 23
TAPPA 23: Da Pontremoli ad Aulla
Partenza: Pontremoli
Arrivo: Aulla
Distanza: 32.2 km
Dislivello: + 412 m / – 591 m
Una tappa impegnativa e molto interessante: gradevolissimi gli antichi borghi attraversati durante il cammino: Ponticello, Filattiera, Filetto, Villafranca e Virgoletta. Da non perdere la visita alla Pieve di Sorano.
Prestare attenzione al traffico intenso nel tratto di Statale 62 tra Terrarossa e Ponte Taverone in entrata ad Aulla.
TAPPA 24
TAPPA 24: Da Aulla a Sarzana
Partenza: Aulla
Arrivo: Sarzana
Distanza: 17.4 km
Dislivello: + 579 m / – 619 m
La tappa si svolge in gran parte su sentiero, è impegnativa e molto bella, e ci regala il primo panorama sul mare.
Interessanti le atmosfere degli antichi villaggi lungo il cammino, la visita dei ruderi del Castello della Brina e della bella cittadina di Sarzana.
TAPPA 25
TAPPA 25: Da Sarzana a Massa
Partenza: Sarzana
Arrivo: Massa
Distanza: 28.6 km
Dislivello: + 355 m / – 311 m
La tappa si svolge in gran parte su sentiero, è impegnativa e molto bella, e ci regala il primo panorama sul mare.
Interessanti le atmosfere degli antichi villaggi lungo il cammino, la visita dei ruderi del Castello della Brina e della bella cittadina di Sarzana.
TAPPA 26
TAPPA 26: Da Massa a Camaiore
Partenza: Massa
Arrivo: Camaiore
Distanza: 25.9 km
Dislivello: + 356 m / – 389 m
Si sale verso Castello Aghinolfi per imboccare una strada panoramica, che va percorsa con cautela a causa del traffico.
La tappa prosegue per Pietrasanta, “la piccola Atene d’Italia”, patria adottiva di artisti provenienti da tutto il mondo. Subito dopo Pietrasanta possiamo visitare l’antica Pieve di S. Giovanni, e proseguire in saliscendi tra le colline lucchesi fino al centro storico di Camaiore e all’antica Badia. Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Montignoso, Strettoia e Pietrasanta.
TAPPA 27
TAPPA 27: Da Camaiore a Lucca
Partenza: Camaiore
Arrivo: Lucca
Distanza: 26.1 km
Dislivello: + 508 m / – 529 m
Da Camaiore saliamo verso Monte Magno. Da qui percorriamo la SP1, a tratti molto pericolosa per il traffico veicolare.
Risaliti a Piazzano scendiamo nella valle del torrente Contesola e, attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, raggiungiamo Lucca.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Monte Magno, Valpromaro, San Macario in Piano.
TAPPA 28
TAPPA 28: Da Lucca a Altopascio
Partenza: Lucca
Arrivo: Altopascio
Distanza: 18.5 km
Dislivello: + 19 m / – 17 m
Tappa pianeggiante dove l’interesse maggiore è rappresentato dai numerosi edifici storici e religiosi che s’incontrano lungo il percorso: la cinta muraria e l’anfiteatro di Lucca, la Pieve di Capannori, la Badia di Pozzeveri, la chiesa di S. Jacopo e il centro storico di Altopascio.
Prestare attenzione nel percorrere un tratto di strada in località Corte Ginori e ai numerosi attraversamenti delle provinciali che incontriamo lungo la tappa.
Fuori dai centri abitati è non è possibile rifornirsi d’acqua.
TAPPA 29
TAPPA 29: Da Altopascio a San Miniato
Partenza: Altopascio
Arrivo: San Miniato
Distanza: 29 km
Dislivello: + 267 m / – 121 m
Nella parte iniziale della tappa percorriamo uno splendido tratto selciato dell’antica Via Francigena.
Superiamo la zona delle Cerbaie, selvaggia e deserta, per poi dirigerci verso Ponte a Cappiano, dove all’interno dell’antico ponte mediceo è stato ricavato un ostello. Da qui attraversiamo un’antica palude ora bonificata, e risaliamo verso l’interessante centro storico di Fucecchio. Superato l’Arno, ne percorriamo l’argine verso San Miniato.
Acqua e punti di ristoro a Chimenti, Galleno, Ponte a Cappiano e Fucecchio.
TAPPA 30
TAPPA 30: Da San Miniato a Gambassi Terme
Partenza: San Miniato
Arrivo: Gambassi Terme
Distanza: 23.9 km
Dislivello: + 417 m / – 253 m
Tappa splendida, ma impegnativa soprattutto per la mancanza di punti di ristoro.
Da San Miniato, dopo un’ora di cammino su asfalto, imbocchiamo un percorso di straordinaria bellezza lungo i crinali collinari della Val d’Elsa.
Sul percorso di Sigerico incontriamo due Submansiones: la Pieve di Coiano, in pessime condizioni, e la Pieve a Chianni, nella cui canonica è stato ricavato un bellissimo ostello.
Gli unici punti di ristoro e di rifornimento idrico sono a Calenzano e una trattoria a 500 m dalla Pieve di Coiano, verso Castelnuovo d’Elsa (fuori dal nostro percorso). Alla Pieve di Coiano c’è una fontanella.
TAPPA 31
TAPPA 31: Da Gambassi Terme a San Gimignano
Partenza: Gambassi Terme
Arrivo: San Gimignano
Distanza: 13.4 km
Dislivello: + 381 m / – 372 m
Una breve tappa di trasferimento, comunque interessante per la bellezza dei panorami che circondano la Via Francigena.
Possiamo visitare il Santuario di Pancole, prima di risalire verso il caratteristico abitato di Collemucioli e da qui all’incantevole Pieve di Cellole.
La giornata può essere dedicata alla visita di San Gimignano, una delle mete più frequentate della Toscana che, se viene raggiunta a piedi, assume un sapore diverso e inedito.
Rifornimento idrico e punto di ristoro a Pancole.
TAPPA 32
TAPPA 32: Da San Gimignano a Monteriggioni
Partenza: San Gimignano
Arrivo: Monteriggioni
Distanza: 30.5 km
Dislivello: + 501 m / – 555 m
Una delle tappe più belle della Via Francigena. Usciti da S. Gimignano, dopo un tratto in saliscendi, arriviamo in prossimità di una delle tappe di Sigerico, ad oggi non ancora localizzata con esattezza: Molino d’Aiano.
Il percorso prosegue verso il borgo e il castello di Colle di Val d’Elsa, la cui Cattedrale conserva la reliquia del Sacro Chiodo, per poi immettersi nel parco fluviale “Sentierelsa” e continuare a Gracciano, dove si trovava la Pieve a Elsa, altra tappa di Sigerico. Dopo Le Caldane, antiche terme di epoca etrusco-romana, proseguiamo verso Strove, con la sua bella Pieve romanica. Transitiamo dallo splendido complesso di Abbadia a Isola prima di raggiungere Monteriggioni, con la sua inconfondibile corona di torri.
L’acqua e i punti di ristoro sono disponibili solo presso i centri abitati.
TAPPA 33
TAPPA 33: Da Monteriggioni a Siena
Partenza: Monteriggioni
Arrivo: Siena
Distanza: 20.6 km
Dislivello: + 312 m / – 255 m
Lasciatoci alle spalle il centro storico di Monteriggioni, percorriamo le strade bianche della montagnola senese verso Cerbaia, antico borgo medievale oggi in stato di abbandono.
Percorriamo la boscaglia fino ai castelli della Chiocciola e di Villa, prima di scendere nell’alveo bonificato di Pian del Lago.
Da qui percorriamo un lungo tratto su asfalto prima di girare a sinistra su Via dell’Osteriaccia.
Dopo circa 600 m vi suggeriamo di lasciare il percorso ufficiale per una breve ma molto interessante variante. Girate a destra sulla strada sterrata e risalite la collina fino a raggiungere il meraviglioso Eremo di San Leonardo al Lago. Potete visitarlo ogni giorno, dalle 9.30 alle 15.30. Suonate il campanello e Luca vi aprirà, conducendovi ad ammirare la chiesa e gli affreschi.
Quindi attraversiamo il bosco dei Renai prima di arrivare a Porta Camollia, tradizionale accesso francigeno a Siena.
La tappa, relativamente breve e facile, è resa complicata dalla quasi totale mancanza d’acqua e di punti di ristoro. Presso il “Punto Sosta La Villa” è presente acqua potabile nell’area di sosta all’aperto, segnalata da un cartello.
TAPPA 34
TAPPA 34: Da Siena a Ponte d’Arbia
Partenza: Siena
Arrivo: Ponte d’Arbia
Distanza: 25.7 km
Dislivello: + 133 m / – 307 m
Se percorsa in una bella giornata di sole, questa tappa può diventare indimenticabile grazie ai panorami sconfinati che si godono dai crinali della Val d’Arbia, che vengono percorsi lungo interminabili strade bianche.
Dietro di noi possiamo ammirare il profilo di Siena, adagiata sulle colline all’orizzonte.
La Grancia di Cuna, antico granaio fortificato, è la principale attrattiva storica di questo tratto.
Per trovare un punto di ristoro bisogna arrivare a Isola d’Arbia, mentre l’acqua si può trovare anche alla Grancia di Cuna e a Quinciano.
TAPPA 35
TAPPA 35: Da Ponte d’Arbia a San Quirico
Partenza: Ponte d’Arbia
Arrivo: San Quirico
Distanza: 26.2 km
Dislivello: + 582 m / – 319 m
Il primo centro abitato che incontriamo è Buonconvento, il cui centro storico vale una visita.
Percorriamo un tratto di sentiero parallelo alla provinciale per Montalcino, che lasciamo per entrare nei panorami da sogno della Val d’Orcia, lungo un percorso per strade bianche che ci porta a Torrenieri. Da qui utilizziamo un tratto della Cassia dismessa, purtroppo ancora asfaltata, e poi una bella strada sterrata per raggiungere San Quirico, che ci accoglie con la sua splendida collegiata.
Punti di ristoro e acqua solo nei centri abitati di Buonconvento e Torrenieri.
TAPPA 36
TAPPA 36: Da San Quirico a Radicofani
Partenza: San Quirico
Arrivo: Radicofani
Distanza: 32.5 km
Dislivello: + 930 m / – 560 m
Camminiamo nell’incanto dei panorami della Val d’Orcia, e la prima perla della giornata è Vignoni Alto, un villaggio fuori dal tempo che preannuncia Bagno Vignoni, con sua la straordinaria piscina termale in piazza.
La visita al centro storico di Castiglione vale la deviazione.
La bellissima discesa verso valle ci porta fino a Le Briccole, antico ospitale oggi in stato di abbandono. Prima e dopo l’ospitale bisogna fare attenzione ai guadi, tre consecutivi, di cui il primo può essere impegnativo in caso di forti piogge.
Lo stesso vale per il guado del torrente Formone, in prossimità del bivio verso Radicofani, e che può essere evitato salendo sulla strada provinciale per ricongiungersi poi al percorso dopo il ponte. La salita verso Radicofani è molto dura, ma è ripagata dal bellissimo panorama che si gode lungo il percorso.
Acqua e punti di ristoro a Bagno Vignoni, Gallina (bar a 500 m dal tracciato, sulla Cassia) e Agriturismo Podere San Giorgio.
TAPPA 37
TAPPA 37: Da Radicofani a Acquapendente
Partenza: Radicofani
Arrivo: Acquapendente
Distanza: 23.6 km
Dislivello: + 144 m / – 549 m
La discesa da Radicofani lungo la vecchia Cassia è uno dei tratti più belli ed emozionanti dell’intera Via Francigena: attorno a noi colline a perdita d’occhio e il Monte Amiata, e dietro di noi la Rocca.
Giunti a Ponte a Rigo percorriamo il fondovalle della val di Paglia, seguendo il percorso della via Cassia fino a Ponte Gregoriano, prima di affrontare l’ultima breve salita verso Acquapendente. Punti di ristoro a Ponte a Rigo e Centeno, acqua anche a Ponte Gregoriano.
Fate molta attenzione al tratto che percorre la SS Cassia tra Centeno e Ponte Gregoriano, in cui si è costretti a camminare sulla sede stradale lungo la statale Cassia, leggete i dettagli.
In alternativa è possibile percorrere la variante che passa per Proceno, più lunga ma più gradevole e sicura. Leggete i dettagli.
TAPPA 38
TAPPA 38: Da Acquapendente a Bolsena
Partenza: Acquapendente
Arrivo: Bolsena
Distanza: 22.8 km
Dislivello: + 193 m / – 259 m
Dopo la visita alla Chiesa del Santo Sepolcro, la cui splendida cripta ricostruisce l’omonima chiesa in Terra Santa, la tappa prosegue senza emozioni fino a San Lorenzo Nuovo,dove possiamo ammirare un bel panorama sul lago di Bolsena. Scesi nel cratere vulcanico, imbocchiamo un piacevole percorso su strade sterrate che ci conduce a Bolsena, in un continuo saliscendi tra uliveti, prati e boschi, con i bei panorami del lago sullo sfondo. Punti di ristoro e acqua solo a San Lorenzo Nuovo.
TAPPA 39
TAPPA 39: Da Bolsena a Montefiascone
Partenza: Bolsena
Arrivo: Montefiascone
Distanza: 16.5 km
Dislivello: + 493 m / – 176 m
Tra uliveti e macchie di boscaglia il percorso si allontana da Bolsena e, con continui saliscendi e splendide viste sul lago.Emozionante la vista a 360° che si gode all’arrivo a Montefiascone dalla Torre del Pellegrini.
Possibilità di rifornimento acqua solo nella prima parte del percorso.
TAPPA 40
TAPPA 40: Da Montefiascone a Viterbo
Partenza: Montefiascone
Arrivo: Viterbo
Distanza: 17.6 km
Dislivello: + 100 m / – 418 m
Il primo tratto della tappa è spettacolare, sull’antico basolato della via Cassia, ancora in ottime condizioni. Attraversiamo quindi un tratto collinare, con bei panorami su Montefiascone e Viterbo.
Scesi nella piana possiamo rilassarci alle terme del Bagnaccio (momentaneamente chiuse), una serie di pozze di acqua calda, da sempre frequentate dai pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena.
Arrivati a Viterbo, da non perdere la visita del centro storico e del quartiere di San Pellegrino.
Acqua scarsa, punti di ristoro assenti lungo il percorso.
TAPPA 41
TAPPA 41: Da Viterbo a Vetralla
Partenza: Viterbo
Arrivo: Vetralla
Distanza: 21.9 km
Dislivello: + 467 m / – 479 m
Partendo da Piazza del Sacrario, si attraversa Piazza del Plebiscito fino ad uscire dalle mura medievali di Viterbo da Porta Romana; si passa sotto Porta San Biele e quindi Via della Grotticella risalendo poi Strada Roncone. Da qui inizia un sentiero che attraversa boschi di castagni e querce fino a raggiungere il borgo di San Martino al Cimino, frazione di Viterbo. Si entra in San Martino al Cimino dalla Porta Nord costeggiando la famosa Abbazia Cistercense del XIII secolo; dopo aver attraversato l’intero borgo, si esce dalla porta Sud. Dopo qualche km su agevoli sentieri sottobosco e pochi tratti in asfalto su strade vicinali con affacci panoramici in direzione nord verso Montefiascone, si entra nei boschi del Monte Fogliano percorrendo sentieri ombrosi che scendono verso il borgo di Tre Croci, frazione di Vetralla. Da Tre Croci, si incontra un breve tratto di strade sterrate che raggiunge Vetralla incrociando Foro Cassio.
È possibile raggiungere Vetralla anche percorrendo la tappa ciclabile B21, da Viterbo a Sutri.
TAPPA 42
TAPPA 42: Da Vetralla a Sutri
Partenza: Vetralla
Arrivo: Sutri
Distanza: 23.9 km
Dislivello: + 260 m / – 304 m
Usciti da Vetralla, percorriamo un bellissimo tratto in una fitta foresta, prima di arrivare alla chiesetta della Madonna di Loreto. Da qui attraversiamo un immenso noccioleto e costeggiamo alcune querce monumentali, prima di arrivare alle Torri d’Orlando, ruderi di un antico monastero.
Proseguiamo verso il delizioso borgo di Capranica, e poi verso Sutri, perla semisconosciuta lungo la Francigena, con il suo Anfiteatro scavato nel tufo, il Mitreo e il bel centro storico.
Acqua e punti di ristoro solo a Capranica.
TAPPA 43
TAPPA 43: Da Sutri a Campagnano di Roma
Partenza: Sutri
Arrivo: Campagnano di Roma
Distanza: 23.8 km
Dislivello: + 235 m / – 222 m
La prima parte della tappa attraversa le campagne fino ad arrivare in prossimità di Monterosi. Riprendiamo il cammino tra i campi, fino alle cascate di Monte Gelato, nel territorio di Mazzano Romano, un’area parco dove possiamo riposare. Entriamo quindi nel Parco di Veio, e percorriamo una strada sterrata panoramica, che ci conduce fino alle porte di Campagnano. Punti di ristoro e acqua a Monterosi e alle Cascate di Monte Gelato.
TAPPA 44
TAPPA 44: Da Campagnano di Roma a La Storta
Partenza: Campagnano di Roma
Arrivo: La Storta
Distanza: 22.9 km
Dislivello: + 371 m / – 504 m
Usciti da Campagnano, ammiriamo il bel panorama sulle campagne laziali, prima di entrare nell’area del Parco di Veio, dove passiamo accanto alla chiesa della Madonna del Sorbo. Attraversiamo quindi la meravigliosa Valle del Sorbo prima di salire verso il bel centro storico di Formello, dove Palazzo Chigi ospita un bellissimo ostello. Affrontiamo quindi un lungo tratto panoramico fino a Isola Farnese e La Storta.
Punti di ristoro e acqua solo fuori dal percorso: a Formello e Isola Farnese. Attenzione: la fontana di Ponte Sodo non è potabile.
TAPPA 45
TAPPA 45: Da La Storta a Roma
Partenza: La Storta
Arrivo: Roma
Distanza: 19.4 km
Dislivello: + 127 m / – 276 m
L’ultima tappa inizia con un lungo tratto lungo il marciapiedi della Via Cassia, molto trafficata. Superato il Grande Raccordo Anulare ci si immerge nel verde del Parco dell’Insugherata, un’oasi selvaggia che s’inserisce come un cuneo nella periferia di Roma. Si rientra quindi nel traffico della Via Trionfale, per poi entrare nel parco di Monte Mario. La vista dal belvedere di “Mons Gaudii”, il monte della gioia, ci farà dimenticare l’inquinamento e il traffico, prima della discesa verso Piazza San Pietro, la nostra meta.
Punti di ristoro e fontane frequenti lungo tutto il percorso.
GUIDA DELLA VIA FRANCIGENA
Dalle Alpi a Roma, lungo il tracciato seguito nel X secolo dall’arcivescovo Sigerico: la Via Francigena è il grande cammino degli antichi pellegrini, oggi tra i più celebri d’Europa. Un mese intero, una settimana o anche solo pochi giorni: ogni passo diventa un viaggio di scoperta, tra paesaggi sorprendenti, pievi medievali, resti di strade romane e borghi tra i più belli d’Italia.
Un itinerario di 45 tappe attraverso Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. La guida offre tutte le informazioni pratiche per mettersi in cammino: descrizione dettagliata delle tappe, mappe, altimetrie, varianti ufficiali, ospitalità e luoghi da visitare. Un compagno di viaggio adatto a tutti: pellegrini, escursionisti, viandanti o semplici curiosi che desiderano vivere anche solo un tratto di questo straordinario percorso.


